Il Resto del Carlino
24 aprile 2002

IL Caso / I docenti delle
elementari Longhena occupano la scuola per un giorno
La protesta dei maestri
«Scuola occupata». Le elementari Longhena di via Casaglia accolgono così i genitori venuti per la riunione pomeridiana, con un lenzuolo a lettere colorate appeso su una colonna del cancello d'ingresso.
Di allegria in giro, però, ce ne è davvero poca, più che altro tra insegnanti e collaboratori scolastici c'è rabbia. Sventolano dal balcone della scuola striscioni (nella foto) con le scritte: «La scuola è nostra e non si tocca», «No alla scuola povera» e ancora «Con la Moratti niente progetti, siamo stufi dei tagli».
Monta la protesta contro la futura riforma della scuola della Moratti, ma questa volta a scendere in campo sono i maestri e le maestre delle elementari Longhena che per un giorno hanno incrociato le braccia.
Per un giorno quindi, niente lezioni di matematica, italiano o inglese, ma via libera a tutto ciò che i tagli agli organici e la stessa riforma mettono a rischio: i laboratori (dalla musica alla pittura passando per il giardinaggio) e i progetti.
«La nostra protesta — spiega Marzia Mascagni, una delle docenti — è una via di mezzo tra l'occupazione e lo sciopero bianco. Ci siamo riappropriati della scuola». Un'occasione per far sapere alle famiglie (che hanno occupato dalla 17.30 fino al termine dell'assemblea) ciò che sta accadendo ora e quali conseguenze avrà la riforma.
Dequalificazione dell'attività didattica e messa in forse di tutto ciò fino a oggi è stato uno dei fiori all'occhiello della nostra scuola: tempo pieno, integrazione degli alunni disabili o stranieri e progetti vari.
«A questo punto ci sentiamo umiliati», ammettono in coro gli insegnanti che, però, oltre a essere particolarmente arrabbiati con l'attuale Governo, non promuovono nemmeno il precedente e aggiungono:
«Tutto è partito dalla ormai nota riforma Berlinguer che mai abbiamo accettato e contro la quale avevamo più volte protestato».
di Federica Gieri |